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GLOSSARIO CINEMATOGRAFICO
ADATTAMENTO.
Rielaborazione di un testo narrativo, teatrale, radiofonico e
anche di una notizia di cronaca o di un servizio giornalistico,
compiuto in modo da dar luogo ad una sceneggiatura
cinematografica.
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ANGOLO
DI RIPRESA. Posizione della macchina da presa. Si distingue in: normale,
quando la cinepresa è sullo stesso piano dell’oggetto
ripreso; rialzata,
quando la cinepresa riprende dall’alto; abbassata,
quando la cinepresa riprende dal basso.
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ART
DIRECTOR. Direttore delle costruzioni sceniche ossia lo
scenografo.
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ATTACCO.
Il modo di passare da un’inquadratura all’altra.
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ATTORE.
Interpreta il personaggio previsto nella sceneggiatura scritta.
Viene scelto dal regista. Può essere sostituito da una
controfigura nelle scene più pericolose o acrobatiche. Gli
attori che non pronunciano battute sono le comparse.
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CAMERA.
Macchina da presa o cinepresa con cui si fissano sulla pellicola
le immagini in movimento.
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CAMPO.
È la quantità di spazio mostrata dall’inquadratura.
Il campo può essere: lunghissimo,
quando abbraccia, nelle riprese degli esterni, un grandissimo
spazio e offre una visione di insieme del luogo, sicché le
figure umane o non sono presenti o appaiono a notevole distanza,
distinguendosi a malapena; lungo,
quando negli esterni la figura umana resta di dimensioni limitate;
medio,
quando la figura, pur avendo maggior rilievo, non arriva a toccare
con testa e piedi i margini superiore e inferiore del quadro;
totale,
quando si riporta la totalità di un interno con tutti i
personaggi che vi agiscono (p.es. il totale di una piazza o di uno
studio); fuori
campo
è tutto ciò che, escluso dal campo, si intuisce
tuttavia essere presente nei sei luoghi intorno al campo (cioè
ai quattro lati del campo, dietro la scenografia, dietro la
cinepresa). Il campo è usato spesso per costruire forti
effetti drammatici e se ne intuisce la presenza e la natura per
mezzo delle espressioni dei personaggi o dei movimenti di
macchina. Campo/controcampo:
tecnica della ripresa e del montaggio consistente nel far seguire
a un’inquadratura un’altra analoga, ma presa
dall’angolo opposto. È usata spesso nella ripresa di
un dialogo, di un duello, ecc. per contrapporre un personaggio
all’altro.
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CARRELLATA.
Movimento compiuto spostando la macchina da presa montata su
binari ove viene posto un carrello o su un’altra piattaforma
(p.es. il pied de poule, un carrello mobile a tre ruote, oppure la
cameracar, quando la camera è fissata su un’auto o su
una moto). Il movimento può essere in avanti o indietro, in
ferrovia laterale, in ascensore laterale, aerea, per riprese
dall’alto, in circolare (girando attorno al soggetto).
Carrellata
ottica:
l’effetto di allontanamento o avvicinamento ottenuto
azionando lo zoom, anche molto velocemente.
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CAST.
S’intendono tutti gli attori, principali e secondari, che
partecipano a un film.
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CASTING.
Distributore delle parti: è incaricato di scegliere gli
attori giusti di un film, proponendoli al regista e al
produttore..
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CIAK.
Strumento di legno a forma di tavoletta munito, nella parte
inferiore, di un’asta battente, sulla quale sono scritti il
titolo del film, i nomi del regista e del direttore della
fotografia, il numero della scena, dell’inquadratura e della
ripresa che si ci accinge a girare. Viene ripreso in testa a ogni
inquadratura per semplificare il montaggio. Il ciak si batte
davanti all’obiettivo quando il regista pronuncia le parole:
“Motore, azione!”, che seguono le parole “Silenzio!
Si gira!”.
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CINEASTA.
Chiunque collabori in qualche modo, esclusi di solito gli attori,
alla realizzazione di un film.
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CINEMATOGRAFO.
Dal greco kinéo
(muovo) e grapho
(scrivo), un apparecchio inventato nel 1895 dai fratelli francesi
Auguste e Louis Lumière, con cui si riuscì per la
prima volta a proiettare su uno schermo una successione di
immagini fotografiche in movimento. Il loro primo filmato di un
minuto s’intitolava L’uscita
dalle fabbriche Lumière.
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CINETOSCOPIO.
Apparecchio per proiezioni cinematografiche che nella parte
superiore aveva un’apertura sulla quale uno spettatore per
volta poteva osservare scorrere velocemente la pellicola del film,
che per la prima volta era costituita da un nastro di celluloide.
Fu inventato da Thomas Alva Edison, l’inventore della
lampadina.
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CLIMAX.
Momento culminante di un film.
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CODA.
Pezzo di pellicola nera o bianca posta all’inizio o alla
fine dei rulli per permettere il caricamento.
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COLONNA
SONORA. Spazio laterale di una pellicola riservato alla
registrazione dei suoni. Si ottiene attraverso il mixage su
un’unica colonna di almeno tre colonne fino ad allora
separate: quella dei dialoghi, quella della musica e quella dei
rumori. La colonna dei dialoghi non è quasi mai quella
registrata durante le riprese, perché può contenere
facilmente degli errori (rumori accidentali, l’attore
sbaglia la battuta…). La colonna della musica è
composta definitivamente a film montato, poiché i tempi
della musica devono corrispondere a quelli della scena.
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COLORE.
Il primo film a colori, prodotto nel 1935 dalla casa
cinematografica statunitense RKO, fu girato dal regista Rouben
Mamoulian. S’intitolava Becky
Sharp.
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CONTROTIPO.
Procedimento mediante cui si ottengono pellicole con immagini
negative, stampandole da una copia positiva, denominata in gergo
“lavanda” per il suo colore azzurro violetto. I
controtipi negativi permettono di stampare nuove copie perfette
del film.
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COPIA
DI LAVORAZIONE. È la prima copia positiva del film ottenuta
in sede di montaggio, ancora consistente in due colonne, quella
del visivo e quella del sonoro.
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COPIONE.
Il testo della sceneggiatura di un film, raccolto e dattiloscritto
in una specie di libro che viene distribuito al regista, gli
attori, al montatore, ecc.
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DETTAGLIO.
Tipo di primissimo piano che coglie un particolare di una persona
o di un oggetto.
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DIRETTORE
DELLA FOTOGRAFIA. Si occupa dell’illuminazione, della
posizione della cinepresa, della scelta del tipo di pellicola ecc.
Da lui dipendono le maestranze: macchinisti, elettricisti,
operatori.
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DISSOLVENZA.
Effetto visivo cui si ricorre per passare da un’inquadratura
dall’altra del film senza stacco netto. Consiste nel far
lentamente apparire o svanire l’immagine, variandone la
luminosità; in apertura
il soggetto appare progressivamente dal fondo; in chiusura
viene fatto scomparire gradatamente, oscurandolo. Quando
l’immagine scompare e contemporaneamente ne compare
un’altra, si ha la dissolvenza incrociata,
usata di solito per significare il passaggio del tempo o la
contemporaneità di due azioni in luoghi diversi.
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DISTRIBUTORE.
Chi acquista dal produttore i diritti di sfruttamento del film, lo
noleggia agli esercenti, lo trasforma in un dvd o in un prodotto
televisivo, e di solito finanzia la relativa campagna
pubblicitaria. Questa figura può anche coincidere con
quella del produttore.
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DOLLY.
Attrezzo costituito da una piccola gru (dolly)
montata su un carrello, utilizzato dall’operatore, che vi
alloggia con la camera, per compiere dei movimenti laterali,
verticali e orizzontali.
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DOPPIAGGIO.
Operazione svolta dai doppiatori, che sostituiscono la voce degli
attori con la propria, specie quando si vuole tradurre un film
straniero. Ma un attore può anche doppiare la propria
stessa voce all’interno di uno studio, che permette una
maggiore affidabilità del sonoro. Col doppiaggio si può
anche dotare la pellicola cinematografica di una colonna sonora
diversa da quella registrata durante la lavorazione del film.
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EFFETTI
SPECIALI. Possono essere sonori o visivi. Quelli sonori sono sono
ottenuti per riprodurre suoni che non costituiscono né il
dialogo, né la musica di un film e generalmente
corrispondono a rumori di ambienti: passi, apertura e chiusura di
porte, pioggia o vento, rumori di veicoli, ecc. Quelli visivi sono
ottenuti al fine di creare immagini irreali, illusionistiche, di
dimensioni diverse dal reale o non più esistenti. Alcuni
effetti si ottengono durane le riprese, altri in laboratorio. Sono
molto usati nel cinema fantascientifico e catastrofico.
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EFFETTO
NOTTE. Tecnica di ripresa, detta anche “notte americana”,
consistente nel far sì che una ripresa, effettua di giorno,
passi per una ripresa notturna.
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ESERCENTE.
La persona o la ditta che gestisce l’amministrazione di una
sala cinematografica.
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ESPRESSIONISMO.
Corrente cinematografica tedesca in cui la realtà viene
distorta con scene fantastiche o addirittura mostruose, in
atmosfere cupe, oscure. Il film di Robert Wiene, Il
gabinetto del dottor Caligari,
viene ritenuto il capostipite di questo genere. Molto famosi
furono Nosferatu
il vampiro
(1922) e Metropolis
(1926).
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FICTION.
Termine prevalentemente televisivo che sta ad indicare tutto ciò
che è racconto immaginario, e che quindi non è
documentario, dibattito, telegiornale ecc.
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FLASHBACK.
Lampo all’indietro della memoria. E’ il mezzo
narrativo a cui in un film si ricorre per interrompe la continuità
cronologica del racconto e introdurvi un fatto avvenuto
precedentemente nella realtà, nel sogno o nel ricordo. Si
realizza generalmente col montaggio, per mezzo di uno stacco netto
o di una dissolvenza incrociata. Può essere brevissimo o
molto lungo.
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FLASHFORWARD.
Un flash in avanti, nel futuro, con l’immaginazione, quando
si prevedono come possibili determinati eventi.
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FLOU.
Effetto ottico di sfocatura dell’immagine, tale da sfumarne
i contorni. Vi si ricorre per immergere cose o figure nella
vaghezza del sogno o del ricordo. Si ottiene per mezzo di filtri o
velatini di garza.
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FOTOGRAMMA.
Ognuno dei quadri in cui è suddivisa la pellicola
impressionata. Scorrendo alla velocità di 24 al secondo, i
fotogrammi proiettati danno l’impressione del movimento.
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FUOCO.
In cinematografia è il punto di massima nitidezza raggiunto
dall’immagine destinata ad essere al centro dell’attenzione
dello spettatore.
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GAG.
Invenzione visiva o verbale, di breve durata, che nel corso di un
film genera improvvisa ilarità.
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GENERI.
I generi principali della cinematografia sono: western,
poliziesco, horror, musical, avventura, animazione, comico,
fantascientifico, guerra, storico…
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GIORNALIERI.
Il materiale cinematografico stampato che il regista, gli attori e
i tecnici sono soliti farsi proiettare giornalmente per una
visione di controllo.
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GRANDANGOLO.
Obiettivo che allarga il normale angolo visuale tendendo a
deformare le zone laterali.
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GRU.
Apparecchiatura di grandi dimensioni destinata a far compiere alla
macchina da presa ampi movimenti verticali, orizzontali e
trasversali, combinati talvolta con quelli del carrello. È
detta anche dolly.
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HAPPY
END. Il lieto fine di un film. Tipico nei film western è
“l’arrivo dei nostri”, cioè la cavalleria
che ha la meglio sugli indiani.
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HOLLYWOOD.
Cittadina della California che già negli anni 1907-08
divenne la capitale mondiale del cinema. Era stata scelta da molti
importanti produttori perché il clima mite consentiva di
girare scene in esterni quasi in ogni stagione dell’anno.
Inoltre vi erano enormi spazi a disposizione e molta manodopera a
basso costo. A Hollywood si decise per la prima volta la
realizzazione industriale dei film, che prevedeva la
standardizzazione dei generi (western, melodramma, avventura,
commedia ecc.), la professionalità di tutti gli operatori,
la creazione del divismo degli attori e delle attrici, l’impiego
della pubblicità per commercializzare il prodotto su scala
mondiale.
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ILLUMINAZIONE.
Può essere di tipo naturale
(luce solare) o artificiale
(riflettori, lampade, faretti). La gestione dell’illuminazione
spetta al direttore della fotografia.
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INQUADRATURA.
È la quantità di spazio registrato dalla cinepresa
(paesaggio, figure, oggetti…) in un certo tempo: più
inquadrature girate in una stessa unità spaziale danno vita
alla scena. L’inquadratura è anche l’insieme di
fotogrammi girati senza interruzione. E’ l’immagine
mobile o fissa corrispondente allo spazio colto dall’obiettivo
della macchina da presa. Può essere ripresa dall’alto,
dal basso, obliqua, a piombo, rovesciata... E’ oggettiva se
riproduce la realtà come la vede l’occhio del
regista; soggettiva se riproduce la realtà come la vede
l’occhio di un personaggio. Più inquadrature o più
scene, girate anche in ambienti molto diversi, fanno una sequenza.
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LUMIÈRE.
Cognome dei due fratelli francesi (Auguste e Louis) che
inventarono nel 1895 la cinematografia. Girarono in pochi anni
circa 1500 film, tutti brevi documentari, ma, nonostante il
successo ottenuto, abbandonarono la produzione già nel
1901. Famosissimo resta il loro primo documentario apparso a
Parigi il 28 dicembre 1895, L’arrivo
di un treno alla stazione di La Ciotat:
la ripresa quasi frontale di un treno che entrava nella stazione
terrorizzò a tal punto gli spettatori che, credendo
d’essere investiti, fuggirono dalla sala.
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MÉLIÈS.
L’illusionista e prestigiatore francese, Georges Méliès
(1861-1938), fu il primo a creare dei film utilizzando un sistema
di montaggio di più scene. Questo gli permise di realizzare
i primi trucchi cinematografici, passando dal genere
documentaristico a quello fantastico. Un film di 10-15 minuti
poteva avere una pellicola lunga anche 500 metri. Nello studio
cinematografico che allestì a Montreuil, vicino a Parigi,
girò più di 500 film, utilizzando per la prima volta
degli attori e quindi inventando una narrazione cinematografica
diretta dalla figura del “regista”. Il suo film più
famoso fu Il
viaggio sulla Luna
(1902), di trenta scene futuristiche, i cui i singoli fotogrammi
erano stati colorati a mano.
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MIXAGGIO.
Fase della lavorazione del film durante la quale il doppiaggio, la
registrazione degli effetti fonici e della musica vengono
miscelati su un unico nastro magnetico che costituisce la colonna
sonora definitiva.
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MONTAGGIO.
Fase della lavorazione di un film in cui le inquadrature e le
sequenze più espressive, fra le molte girate, vengono
congiunte fra di loro. Il montaggio è uno dei momenti
centrali della creazione di un film, perché determina la
natura e il ritmo del racconto. Può essere di vari tipi:
lineare,
un seguito di inquadrature e sequenze secondo un ordine logico e
cronologico; alternato
o incrociato:
incollate di seguito inquadrature o sequenze simultanee, ma
ambientate in luoghi diversi, per dare l’impressione, con
un’alternanza veloce delle immagini, che le azioni si siano
svolte nello stesso tempo; parallelo,
quando le immagini riproducono azioni contrapposte, ma senza
rapporti temporali; descrittivo,
quando vengono introdotte immagini che non hanno preciso
riferimento spazio-temporale con le altre, cui sono giuntate; alla
Griffith
(nome di un regista americano), quando due azioni contemporanee,
ma di ambiente diverso, sono rapidamente alternate fin quando si
congiungono. Il montaggio può avvalersi del flash-back,
interrompendo il corso degli eventi con un salto nel passato; o
del flash-forward,
anticipando eventi che accadranno in seguito. Il montaggio collega
anche fra loro le immagini secondo criteri diversi: stacco,
dissolvenza in chiusura, dissolvenza in apertura, dissolvenza
incrociata, piano sequenza.
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MOVIMENTO
DI MACCHINA. Gli spostamenti della macchina da presa, siano
panoramiche, carrellate, gru o dolling o movimenti compositi.
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MOVIOLA.
Tavolo attrezzato per il montaggio del film.
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NEOREALISMO.
Corrente cinematografica italiana del secondo dopoguerra, che
rifiuta i canoni della cinematografia fascista e si concentra
sulla rappresentazione della vita reale, specie negli aspetti di
emarginazione e povertà, in luoghi realmente esistenti: gli
stessi attori spesso non erano professionisti e parlavano
l’italiano usato nelle strade. Il film che segna la nascita
di questa corrente è Roma
città aperta
(1945) di Roberto Rossellini. Altri film molto famosi furono
Sciuscià,
Paisà,
Ladri
di biciclette,
La
terra trema…
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OPERATORE.
Detto anche cameraman, è colui che manovra la macchina da
presa seguendo le direttive del direttore della fotografia (quando
le due persone non coincidono).
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PAN
FOCUS. Procedimento di ripresa che mette a fuoco tutti i
particolari di un’inquadratura.
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PANORAMICA.
Movimento orizzontale, verticale o obliquo, ottenuto ruotando la
macchina da presa attorno al suo asse, in modo da cogliere tutto
il panorama di spazi esterni, compresi oggetti o figure che vi si
muovono, come lo sguardo circolare di una persona. Indica anche la
ripresa che ne risulta. Si dice “panoramica a schiaffo”
un rapido movimento della macchina da un’inquadratura a
un’altra.
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PEAK.
Il “picco” di un film televisivo, cioè un
momento di grande tensione nella storia, che spesso purtroppo
viene usato per un’interruzione pubblicitaria.
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PIANO.
È costituito dalle inquadrature in cui predomina l’elemento
umano. I piani sono di diverso tipo: primissimo
piano,
quando compare solo il volto dell’attore o un oggetto molto
ravvicinato; primo
piano,
quando appare il volto e una parte del busto dell’attore;
mezza
figura,
quando l’attore è ripreso dalla cintola in su; figura
intera,
quando l’attore tocca i margini superiore e inferiore del
quadro; piano
americano,
quando la figura è ripresa dalle ginocchia in su (tipica
nei duelli dei film western); particolare,
quando appare solo un particolare del corpo umano (bocca, mani…);
dettaglio,
quando compare solo un particolare di un oggetto o di un animale.
Il piano
di ascolto
ha un uso prevalentemente televisivo, in quanto indica
l’inquadratura di chi ascolta la persona che sta parlando:
in genere trova impiego nell’intervista. Il piano
sequenza
è un’unica inquadratura che segue il soggetto in modo
uniforme, senza tagli o stacchi di ripresa: in tal modo si evita
il montaggio in moviola. Tempo cinematografico e tempo reale
coincidono. Quando si usava la pellicola, il massimo di girato
possibile era di 11 minuti, l’equivalente di una bobina di
300 metri. Il film di Hitchcock, The
rope
(Nodo
alla gola),
è stato girato così, utilizzando una serie di
trucchi tra una bobina e l’altra.
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PLOT.
È l’intreccio, la storia principale di un film. Il
subplot sono le storie secondarie.
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PRODUTTORE.
Chi fornisce i capitali necessari alla realizzazione di un film,
ne organizza la produzione e la porta a termine.
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PROFONITA’
DI CAMPO. Possibilità di avere a fuoco tutto lo spazio
all’interno di un’inquadratura.
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QUADRO.
Lo spazio di schermo cinematografico occupato durante la
proiezione del fotogramma.
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REGISTA.
Trasforma la sceneggiatura scritta in un film, scegliendo e
dirigendo gli attori sul set. Può avvalersi della
collaborazione di un aiutoregista.
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REMAKE.
Rifacimento parziale o totale di un film, generalmente di grande
successo, compiuto a distanza di tempo, conservando la trama o
aggiornandolo e cambiando i dialoghi, gli interpreti e il regista.
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RIPRESA.
L’atto di riprendere con la camera un’immagine e di
registrarla sulla pellicola cinematografica: panoramica,
carrellata, carrellata ottica, ripresa a mano, dolling, ripresa
aerea o subacquea sono varie forme di ripresa cinematografica. Non
è quasi mai unica: la stessa immagine può essere
ripresa decine di volte, finché non si raggiunge il miglior
risultato. La ripresa a mano avviene quando la cinepresa è
manovrata dall’operatore senza un punto d’appoggio:
una specifica macchina da presa, detta steadycam,
viene fissata, tramite un’imbracatura, al cineoperatore,
permettendogli di mantenere stabile l’inquadratura.
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RUMORISTA.
Tecnico specializzato nella riproduzione di qualunque tipo di
rumore.
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SCALETTA.
Fase di elaborazione del testo scritto di un film fra il soggetto
e il trattamento. Fornisce indicazioni generali sulla suddivisione
della materia in blocchi narrativi ed elenca in sintesi l’ordine
delle scene più importanti.
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SCENA.
Ogni momento della rappresentazione cinematografica in cui i
fattori scenografici, fissi e mobili, interni o esterni,
generalmente non subiscono mutazioni. Le scene di una storia
cinematografica sono definite dai set,
cioè dai luoghi in cui si svolge l’azione. Le scene
vanno numerate, indicate ad ogni cambiamento di set, devono anche
indicare la luce necessaria all’azione.
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SCENEGGIATURA.
La fase finale di elaborazione del testo scritto di un film che,
relativamente ad ogni scena, contiene tutte le indicazioni
necessarie alle riprese, le azioni degli attori, le battute del
dialogo, gli interventi della musica (colonna sonora e rumori di
fondo), le indicazioni atmosferiche, le descrizioni degli
ambienti. Deriva dalla stesura del soggetto, attraverso le fasi
intermedie della scaletta e del trattamento. Le scene devono
essere numerate e contrassegnate da precise indicazioni di tempo e
luogo. Lo sceneggiatore viene aiutato da storiografi di
professione quando il film tratta argomenti di tipo storico.
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SCENOGRAFIA.
L’arte della realizzazione degli ambienti naturali,
costruiti, adattati, in cui dovrà svolgersi l’azione
di un film. Le scene possono essere allestite dallo scenografo sia
in esterni che in teatri di posa (studi cinematografici), oppure
direttamente al computer.
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SEGRETARIA
DI EDIZIONE. Chi, durante le riprese sul set, prende nota,
cronometrandoli, dei tempi di lavorazione, di tutti i particolari
della scena (abiti, posizione degli attori e degli oggetti),
perché non vengano commessi errori quando si gireranno, a
distanza di ore o di giorni, inquadrature successive della stessa
sequenza.
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SEQUENZA.
E’ un insieme di inquadrature che costituiscono un tutt’uno
dal punto di vista del racconto. Godono di una relativa autonomia
quasi come un capitolo di un romanzo. Si ha il piano-sequenza
quando più scene si succedono senza stacchi in una sola
inquadratura grazie ad un unico e continuo movimento della
macchina da presa; il piano-sequenza abolisce quindi la pratica
del montaggio. Generalmente si girano prima le sequenze degli
interni, poi quelle degli esterni, per evitare continui
spostamenti del cast.
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SET.
Il luogo, convenientemente allestito, in cui si compiono le
riprese di un film, in un teatro di posa o all’aperto.
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SOGGETTO.
L’argomento di un film, contenuto in poche pagine con
l’indicazione della trama, dei luoghi, dei tempi e dei
personaggi. Il soggetto può derivare da un’opera
letteraria, musicale o teatrale, da un fatto storico o di cronaca
o della fantasia di un autore che lo ha scritto proprio in vista
dell’utilizzazione cinematografica.
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SONORO.
Il primo film sonoro, prodotto nel 1927 dalla casa cinematografica
statunitense Warner Bros, fu girato dal regista Alan Crosland.
S’intitolava Il
cantante di jazz,
il cui attore principale fu Al Jolson.
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STACCO.
Il passaggio da un’inquadratura all’altra, senza
legami, senza soluzione di continuità, anzi spesso a
contrasto: p.es. da un interno silenzioso e in ombra a un esterno
pieno di luce e rumore.
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STEADYCAM.
Macchina da presa fissata addosso all’operatore con una
imbragatura particolare: ha una specie di braccio che permette
alla macchina di ruotare, ottenendo effetti straordinari. È
usata di regola con un grand’angolo e richiede molta
abilità.
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STORYBOARD.
Il racconto di un film o anche di una scena fatto con inquadrature
disegnate. È usato soprattutto negli spot televisivi.
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TECNICO
DEL SUONO. Si occupa di registrare la colonna sonora, che
comprende, oltre ai rumori, il parlato (dialoghi, eventuale voce
fuori campo…) e la musica vera e propria.
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TELECAMERA.
La telecamera è in grado di sostituire la pellicola.
L’immagine prodotta non è più chimica ma
elettronica. La telecamera permette al regista di rivedere
immediatamente il girato.
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TELEFILM.
In inglese serials,
in americano series.
Una serie di film televisivi che hanno in comune il personaggio e
l’ambiente. Ogni telefilm ha in genere una storia con un
inizio e una fine. Una serie di telefilm in chiave comica è
detto sit-com
(situation
comedy),
ma vi sono anche le telenovelas,
l’equivalente televisivo dei romanzi d’appendice, che
raccontano storie private, d’amori e lacrime.
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TENDINO.
Mezzo cinematografico per passare da un’inquadratura alla
successiva nascondendo progressivamente una parte della scena e
facendo apparire la seguente.
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THRILLER.
Termine generico (da thrill,
brivido) con cui si definisce un film fortemente emotivo, che
mette lo spettatore in uno stato ansioso, proponendogli situazioni
che possono avere una conclusione tragica.
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TRASPARENTE.
Uso degli effetti speciali visivi ottenuto proiettando su uno
schermo translucido di vetro o di plastica, posto dietro gli
attori, una scena girata in precedenza, la quale viene a fare da
sfondo a quella che si sta girando. Vi si ricorre per simulare una
corsa in automobile, un volo in aeroplano, ecc.
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TRATTAMENTO.
Fase di elaborazione del testo scritto di un film fra scaletta e
sceneggiatura. Fornisce indicazioni sempre più dettagliate
sull’azione dei personaggi, l’ordine della durata
delle sequenze, l’argomento dei dialoghi.
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TROUPE.
L’insieme di tutti coloro che sono impegnati nella
lavorazione di un film: regista (di regola si avvale di un
aiutoregista), attori e comparse (spesso coadiuvati da
controfigure), tecnici (scenografo, direttore della fotografia,
rumorista, tecnico del suono, doppiatori).
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TRUKA.
Stampatrice ottica con cui si possono ottenere effetti speciali in
sede di stampa: trucchi, effetti ottici particolari, rallentamenti
e accelerazioni, eliminazione di errori di ripresa ecc.
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TV
MOVIE. Film prodotti espressamente per la televisione.
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VOCE
FUORI CAMPO. Nella colonna del dialogo, quando si vuole indicare
chi parla, si scrive il nome del personaggio in lettere maiuscole
e quindi quello che dice. Ma se scrive accanto al nome FC (Fuori
campo,
oppure Off),
allora vuol dire che le parole sono dette da qualcuno che in quel
momento non è inquadrato. Una voce fuori campo può
anche essere semplicemente la voce interiore di un attore che
pensa e che non muove le labbra.
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ZOOM.
Obiettivo a lunghezza focale variabile che permette di ottenere
effetti di avvicinamento e di allontanamento dagli oggetti di
scena senza che si debba spostare la macchina da presa.
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Vedi anche
www.homolaicus.com/arte/futurismo/cinema.htm
e Sulla cinematografia americana
DOWNLOAD
BIBLIOGRAFIA
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ARNHEIM R., La radio, l’arte dell’ascolto, Roma, Editori Riuniti 1997
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BERTELLI S., Corsari del tempo, Firenze 1994
BETTETINI G., F. Colombo, Le nuove Tecnologie della Comunicazione, Bombiani 1993
BETTETINI G., Tra cinema e televisione. Materiali sul supporto tra due mezzi di
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BETTETINI G..La conversazione audiovisiva,Milano, Bompiani 1984
BRODWELL D. – KRISTIN THOMPSON, Storia del cinema e dei film, Il Castoro, Milano
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BRUNETTA G. Storia del cinema Mondiale, Einaudi Torino 1999
BRUNO S. Tra consenso e consumo. Sulla formazione del sistema radiotelevisivo
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CAMERON I. e R. WOOD, Antonioni, London, Studio Vista, 1968
CANUDO R., L’officina delle immagini, edizione Bianco e Nero, Roma 1966
CARASSA F. “Il contenuto tecnologico della vita contemporanea” in Etica e
trasformazioni tecnologiche, Milano 1987
CHERCHI USAI P. Una passione infiammabile, Utet, Torino 1991
CHION M., L’audiovisione. Suoni e immagini nel cinema, Lindau, Torino 1997
CIOTTI F., G. Roncaglia. Il mondo digitale, introduzione ai nuovi media, Editori
Laterza 2000
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