PASOLINI UOMO ARTISTA E INTELLETTUALE
La voce della coscienza critica


APPENDICE

PASOLINI E LA RELIGIONE

Pasolini con Enzo Siciliano sul set del Vangelo (www.pasolini.net)

Avvertenza: qui di seguito il lettore troverà rielaborate con diverse aggiunte, parti già trattate nelle puntate in cui esamino le opere di Pasolini. Aver isolato in questa appendice il tema religioso, non è una operazione inutile, tenendo conto che lui era uno spirito autenticamente religioso, seppur non confessionale e dichiaratamente ateo, e ha combattuto tutta la vita contro la dissacrazione del mondo.

Credente sino all'età di quattordici anni, poi smette tutta una volta di avere fede nel Dio persona e di partecipare ai riti religiosi. Del resto, la sua famiglia non era particolarmente religiosa: suo padre Carlo era un credente convenzionale, la madre viveva una sorta di religiosità naturale di origini contadine.

La figura di sacerdote che ispira alcuni suoi scritti giovanili, è quella di un uomo coraggioso perché lotta dalla parte dei poveri, eppure debole interiormente, come è umano che sia, in quanto c'è sempre il conflitto tra carne e spirito, che ogni divieto esterno, sociale, rende ancora più traumatico. Sono le norme sessuofobiche di diritto canonico a creare i presupposti di una psicologia ipocrita in molti sacerdoti.

Sin da giovane pensava che fosse assurda l'obbligatorietà dell'insegnamento religioso nelle scuole, perché la religione deve essere una conquista dello spirito individuale, non una imposizione dall'alto. Si appassiona di politica proprio sulla base di un movente religioso, il suo mistico bisogno di valicare i limiti tra sé e gli "altri", in particolare i più umili, prima i contadini friulani, poi i sottoproletari romani. Diventa marxista partendo da un cristianesimo che valorizza la figura umana e rivoluzionaria di Gesù (non crede che Cristo sia il figlio di Dio). Un borghese non potrebbe diversamente tradire la sua classe e rinunciare ai suoi privilegi, se non per una istanza etica, per un sentimento populistico (nel senso migliore del termine, cioè come amore verso il popolo).

Va in chiesa ma non per pregare o partecipare ai riti, ma solo per raccogliersi religiosamente davanti alle bellezze artistiche. Si ritiene ateo e anticlericale, contrario alla Chiesa-istituzione, rovina del mondo, da quando S. Paolo per eccesso di zelo creò le gerarchie ecclesiastiche, rinunciando a fondare una autentica religione, che Pasolini identifica invece in un legame disinteressato tra uomini che si rifanno a una figura mitica (Gesù nel caso del cristianesimo), la dedizione alla quale li fa bene operare.

La Chiesa-istituzione ha strumentalizzato a fini di potere e controllo delle masse la rassegnazione evangelica, originariamente positiva perché rovesciò l'impero romano basato sullo schiavismo. Il clero mantiene il popolo in una rassegnazione che invece è passività e ignoranza. Già una istituzione laica, come un partito politico, chiede ai suoi iscritti la rinuncia a molti moti del cuore, rinuncia necessaria per una politica di tipo machiavellico: ciò è aberrante se lo chiede la Chiesa, il cui dogmatismo teorico si converte in un pragmatismo meschino (alleanza con politici e corruzione): la Speranza e la Fede, senza la Carità, sono mostruose.

C'è stato un momento nella storia della Chiesa in cui essa poteva rigenerarsi, quando Papa Giovanni ha portato una ventata di novità, ponendo le premesse di un dialogo (sollecitato anche dal nostro col suo film sul Vangelo di Matteo) tra laici e credenti, ma tutto si è vanificato con l'avvento del nuovo Potere consumistico, che ha segnato la fine della religione, soppiantata dalla ossessione per i beni superflui.

Paolo VI sarà consapevole di ciò, della fine della religione, ma non ha altro rimedio da consigliare che quello irrazionale della preghiera. Invece, secondo Pasolini, la Chiesa dovrebbe rinunciare al potere e diventare guida dell'opposizione a questo tipo di società disumana che è la società dei consumi superflui. Dovrebbe ritornare alle origini, al tempo della predicazione di Cristo e dei suoi discepoli. Dovrebbe rinunciare alla sua cultura assolutista e abbracciare la cultura libera e antiautoritaria, in continuo divenire, contraddittoria, collettiva e scandalosa. Dovrebbe rifiutare il Concordato tra Stato e Chiesa. Ma è chiaro che non farà nessuna di queste cose per non perdere soldi e potere. C'è chi, all'interno della Chiesa, cerca di porsi realmente questi problemi e dare analoghe soluzioni, come Dom Giovanni Franzoni, che viene sospeso dal Vaticano a divinis.

Vede di buon occhio movimenti di cattolici progressisti come quello di don Milani, ma è consapevole che la Chiesa-istituzione ha sempre inglobato in sé ogni tentativo di innovazione, riducendola a micro-istituzione tollerata nell'ambito della più grande e potente Istituzione vaticana. Si direbbe che i santi son fatti apposta per essere venerati da un popolo immaturo, che non pensa nemmeno lontanamente ad imitarli.

Quanto al tema della immaturità, La sequenza del fiore di carta (1967-9) è il breve episodio pasoliniano del film Amore e rabbia girato da più registi separatamente. Si ispira al racconto evangelico del fico maledetto e fatto di colpo seccare da Gesù perché non aveva frutti (v. Matteo 21,18-22). Il protagonista è un sottoproletario di nome Riccetto colto in una sua innocente passeggiata per le strade di Roma. Dio gli parla ma lui non vuole ascoltarlo. Dio parla lo stesso e gli dice che non può rimanere inconsapevole di fronte ai mali del mondo, alle guerre e alle ingiustizie. Allora, giacché Riccetto continua ad ignorarlo, lo fa morire proprio come Gesù ha fatto col fico.

Odia ogni tipo di dogmatismo, anche quello laico dei marxisti moralisti. Se sul piano teorico si è rigidi e si hanno delle regole fisse da seguire, poi nella pratica ci si concede ogni arbitrio e cinismo; diversamente, una fede incerta e storicizzata, permette a un uomo di cercare liberamente di esprimersi mantenendo la buona fede, in avversione ad ogni tatticismo e cinismo. Del resto, Gesù perdona i peccati inevitabili, che provengono dall'inconscio, anzi non solo inevitabili ma anche necessari per la maturazione: ciò che non perdona è la malafede, e così ai farisei non perdona.

A chi gli oppone che marxismo e cristianesimo sono incompatibili, ricorda che il marxismo non deve essere una ideologia fissata una volta per tutte, ma duttile, che tenga conto dei progressi della scienza, che ha demolito nel '900 l'ateismo che necessariamente derivava dalla visione materialistica del positivismo ottocentesco. Adesso la scienza non può dire se Dio esiste o no. Tutto è in forse. Marx era geniale in economia politica ma di religione non aveva compreso che essa può essere una forza liberante, e non solo l'oppio dei popoli di cui lui parlava.

La censura vaticana sui suoi e altrui film lo indigna enormemente, come una illecita intromissione della Chiesa nelle decisioni degli organi dello Stato. Ormai la religione egli la vede come un corpo morto istituzionale, un complesso di riti non sentiti interiormente e vissuti invece sul piano consumistico dai cittadini: il Natale come operazione-panettoni e la Pasqua come operazione-colombe. Ogni spirito autenticamente religioso, come il suo, non può che cercare fuori della Chiesa ufficiale la luce della giustizia e della vera umanità.

Quando nel '63 viene denunciato per l'episodio La ricotta nel film RoGoPaG (dalle iniziali dei suoi registi: Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti), l''episodio viene sequestrato e incriminato per vilipendio della religione di Stato: Pasolini, inizialmente condannato a quattro mesi di reclusione con la condizionale, è assolto in appello, poi la Cassazione annulla la sentenza di appello, pur dichiarando il reato "estinto per amnistia". Un altro capitolo assurdo nella storia della giustizia italiana e in quella personale dell'autore.

Dei guai li avrà anche per un altro film, Teorema, dove rappresenta un giovane dio che sconvolge l'esistenza di una famiglia borghese. Al di là delle scene erotiche del film, crediamo che la sessuofobia clericale, che ha origine in San Paolo, non ammette che un dio possa far l'amore...

Tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70 il revival spiritualistico negli Stati Uniti, tipo la scientologia e nuove forme di contestazione anarchica e anticonsumistica, lo lasciano perplesso, in quanto le ritiene forme anch'esse integrate dall'onnivoro neocapitalismo, e che quindi fanno in ultima analisi il gioco della reazione di destra.

San Paolo (progetto, tra il 1968 e il 1974, per un film non girato) traspone la vicenda della predicazione dell'Apostolo dei gentili nel XX secolo, a cominciare dalla Parigi degli anni 1938-44, durante l'occupazione nazista: Paolo è un collaborazionista appartenente alla ricca borghesia reazionaria, fanatico e ingenuamente crudele, con una punta di disperazione nell'animo, che lo porterà a convertirsi sulla strada di Barcellona, chiamato da Gesù; si farà cristiano e apostolo, laddove i cristiani equivalgono ai partigiani della Resistenza. Le parole del santo sono le stesse delle sue Lettere. L'attualizzazione della vicenda vuole significare che Paolo è a noi contemporaneo, sia come santo (e qui il giudizio di Pasolini è positivo, in quanto il nascente cristianesimo distrugge la società schiavista romana) sia come organizzatore di chiese (e qui il giudizio, invece, è negativo, perché la religione istituita è fatale che scenda a compromessi con il potere e diventi ipocrita). Dice Paolo:

"Il nostro è un movimento organizzato... Partito, Chiesa... chiamalo come vuoi. Si sono stabilite delle istituzioni anche fra noi, che contro le istituzioni abbiamo lottato e lottiamo. L'opposizione è un limbo. Ma in questo limbo già si prefigurano le norme che faranno della nostra opposizione una forza che prende il potere: e come tale sarà un bene di tutti. Dobbiamo difendere questo futuro bene di tutti, accettando, sì, anche di essere diplomatici, abili, ufficiali. Accettando di tacere su cose che si dovrebbero dire, di non fare cose che si dovrebbero fare, o di fare cose che non si dovrebbero fare. Non dire, accennare, alludere. Essere furbi. Essere ipocriti. Fingere di non vedere le vecchie abitudini che risorgono in noi e nei nostri seguaci - il vecchio ineliminabile uomo, meschino, mediocre, rassegnato al meno peggio, bisognoso di affermazioni, e di convenzioni rassicuranti. Perché noi non siamo una redenzione, ma una promessa di redenzione. Noi stiamo fondando una Chiesa."(1)

E' stato Satana a imitare la voce di Dio e a mandare Paolo a fondare la Chiesa. Prova di ciò sono tutti i delitti che durante la storia ha commesso questa istituzione: papi criminali, compromessi col potere, soprusi, violenze, repressioni, ignoranza, dogmi, e da ultimo il delitto più grave, cioè l'accettazione passiva del potere consumistico irreligioso che non sa che farsene di religione e morale e riduce la Chiesa a folclore, rispettandola solo come alleato politico e potere finanziario. Il messaggio autenticamente religioso (di santità) di Paolo non viene accettato da nessuno, in fondo, e chi lo accetta o è un santo pure lui o è un ipocrita che lo accetta solo apparentemente; gli intellettuali, sia di destra che di sinistra, col loro razionalismo, non hanno capito niente di religione, ignorando che la vera sapienza viene da Dio, data in premio a chi vive concretamente d'amore. Il Paolo pasoliniano è destinato ad essere ucciso da un sicario nella New York neocapitalistica, che rappresenta la versione contemporanea dell'originario potere imperiale romano dell'epoca in cui visse il santo. Il potere non cambia mai essenza, è sempre spietato, qualunque nome esso si dia, e finisce sempre con l'uccidere in mille modi coloro che si oppongono ad esso.

In un quasi-testamento spirituale, pubblicato postumo, scrive:

"Ogni religione formale, nel senso che la sua istituzione è diventata ufficiale, non solo non è necessaria per migliorare il mondo, ma addirittura lo peggiora."(2)

"Per la prima volta in questi ultimi mesi [del 1975] ho in qualche modo concepito un'idea, sia pure immanentistica e scientifica di Dio. [...] la realtà è un linguaggio! Bisogna fare la semiologia della realtà, altro che quella del cinema! Ma se la realtà parla, chi è che parla e con chi parla? La realtà parla con se stessa: è un sistema di segni attraverso cui la realtà parla con la realtà. Tutto ciò non è spinoziano? Questa idea della realtà non assomiglia a quella di Dio?"(3)


(1) Pasolini Pier Paolo, Appunti per un film su san Paolo, in Per il cinema, tomo secondo, "I Meridiani", Mondadori, Milano, 2001, p. 1974. (torna su)

(2) [Quasi un testamento], in «Gente», 17 novembre 1975, in Saggi sulla politica e sulla società, "I Meridiani", Mondadori, Milano, 2005, p. 856. (torna su)

(3) ivi, pp. 866-7. (torna su)


a cura di Leonardo Monopoli

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 03/11/2014