L’Infinito di Giacomo Leopardi
Unità didattica di quattro ore presso una scuola media di primo grado


La complessità di questo testo può, effettivamente, suscitare qualche perplessità qualora lo si intenda presentare a dei ragazzi delle medie, tuttavia, l’obiettivo non vuole essere quello di entrare esaustivamente nel mondo di Leopardi, ma solo di avvicinarsi al testo per riflettere sulle modalità con cui esso è stato costruito e per trovarvi la manifestazione dei sentimenti dell'autore.

E' evidente che il rischio di "svilirlo" del suo significato esiste realmente qualora si tenti una sua semplificazione e, sebbene nell'applicazione didattica gli obiettivi previsti siano stati per lo più raggiunti, ritengo adesso che, comunque, si sarebbe potuto reperire un testo ugualmente esemplificativo ma più vicino alla non ancora raggiunta maturità degli allievi in questione.

Nel presentare questo testo ho, innanzitutto, compiuto una breve lezione frontale per offrire indicazioni di carattere biografico sull'autore, nonché informazioni sul contesto culturale politico-storico in cui egli si situa.

Ho ritenuto utile compiere questa prima operazione per collegarmi da un lato alle conoscenze che gli allievi avevano del periodo storico di riferimento e dall'altro perché ritengo che contestualizzare l'opera potesse aiutarli a comprendere meglio le tematiche trattate.

Subito dopo ho stimolato un'operazione di brainstorming sul titolo del componimento per realizzare un duplice scopo: creare delle aspettative suscitando curiosità e interesse e rompere il ghiaccio in un contesto che non era per nessuno ancora familiare. Il brainstorming è, in effetti, uno strumento che facilita la discussione favorendo la partecipazione di tutti i componenti del gruppo, mediante l'accettazione e la valorizzazione di ogni contributo, così come viene espresso.

E, in effetti, esprimerci liberamente, abbandonandoci alla creatività all'interno di una dimensione ludica, ci è servito per acquistare una certa sicurezza.

La lettura della poesia è stata affidata alla mia voce ed ho cercato, attraverso una consapevole recitazione, di rendere partecipi i ragazzi del ritmo e della musicalità impressi nel testo.

Una volta effettuata la parafrasi, si è cercato di affrontare la comprensione del testo tramite una analisi compiuta su diversi livelli:

(1) Sempre caro mi fu quest'ermo colle (Leopardi)
(2) ossa che in terra e in mar semina morte? (Foscolo)
(3) fra 'l compianto de' templi acherontei (Foscolo)
(4) Forse perché della fatal quiete (Foscolo)
(5) O anima cortese mantovana (Dante)

Gli studenti hanno contato le seguenti sillabe:

(1) 11 sillabe (2) 14 sillabe (3) 12 sillabe (4) 10 sillabe (5) 11 sillabe

A questo punto fornisco una breve scheda con le figure metriche e spiego che queste intervengono a modificare, per ragioni metriche, la sillaba grammaticale, aumentandone la consistenza (cioè legando in un unico insieme più sillabe grammaticali) oppure diminuendola (cioè sottraendo una parte alla sillaba grammaticale). Per tale motivo la sillaba metrica può non coincidere con la sillaba grammaticale.

Si forniscono, inoltre, indicazioni di massima sul metro e si cerca di spiegare come dietro ad esso ci sia sempre un preciso progetto.

Viene poi chiesto ai ragazzi di individuare gli enjambement e di giustificare, in qualche modo, la loro presenza. Chiedo anche quale effetto si avverte nella lettura dei versi caratterizzati da questa figura.

Ecco alcune risposte:
è come se la voce scivolasse via senza fermarsi alla fine del verso non si conclude il discorso con la fine del verso.

Si chiede ancora di indicare quali enjambement sono più forti e si giunge, attraverso le mie sollecitazioni, alla considerazione che, quanto più è forte il legame morfosintattico tra gli elementi interessati (es. articolo nome, nome aggettivo, soggetto verbo, ecc.), tanto più rilevante è l'enjambement. In questa lirica, in particolare, essi assolvono alla funzione di mettere in rilievo, alla fine o all'inizio dei versi, i termini che sul piano semantico evocano l'idea dell’infinito.

Nei vv. 4 7 l'ampia inversione, collocando in primo piano i complementi oggetto (interminati/spazi, sovrumani/silenzi,
profondissima quiete) e relegando in fondo al periodo il soggetto (io nel pensier mi fingo), lo fa apparire, come in effetti è, sopraffatto e quasi spaurito di fronte all'immaginazione dell'infinito.

Nei vv. 9 13 la struttura viene capovolta: il soggetto si trova, adesso, all'inizio del periodo (io quello / infinito silenzio ... / vo comparando. e mi sovvien). L'io lirico riacquista la padronanza di sé e si appresta alla totale immersione nell'infinito, che non spaura il cuore, ma è dolce.

Nel penultimo verso torna l'inversione sintattica (tra questa immensità s'annega il pensier mio) e nell'ultimo il pronome personale è collocato al centro delle due parole chiave naufragar e dolce quasi a esprimere anche sintatticamente l'idea dell'immersione dell'io nell'infinito.

Il brivido di piacere connesso all"annullamento dell’essere nel tutto è reso attraverso l'ossimoro che lega un verbo di morte come naufragar all'aggettivo dolce.

Infine, per mostrare il collegamento esistente tra il piano della sintassi e quello del ritmo e rilevare come tra i due ci sia spesso discordanza, chiedo agli studenti di segnare sul testo la fine delle proposizioni e vedere se coincide con la fine del verso.
A conclusione dell'analisi risulta evidente la compenetrazione dei diversi livelli del testo: i due concetti di finito e di infinito sono di volta in volta espressi non solo attraverso il significato delle parole, ma mediante l'intreccio delle strutture fonetiche, metriche, lessicali e sintattiche.

Per avviare un rapporto più libero con la poesia propongo agli studenti di iniziare il LABORATORIO DI SCRITTURA partendo dalle suggestioni offerte dai testi letti e analizzati. Ritengo infatti che la proposta di forme letterarie "semplici" possa divenire un utile strumento di riflessione sul soggetto emittente. In questo modo appare maggiormente fondata la motivazione alla scrittura di giovani la cui esigenza fondamentale è la conoscenza di sé anche attraverso l'uso di diversi linguaggi e codici.

Gli studenti vengono divisi in coppie e si chiede loro di fare l'ACROSTICO di Infinito seguendo le impressioni generate dalla lettura del testo leopardiano.

Sempre a coppie gli studenti devono comporre una POESIA ALFABETICA il cui titolo dato è Naufragio.

I testi prodotti dagli studenti vengono poi letti e commentati, a voce, dall'intera classe.


Homolaicus