IL TEATRO GRECO: LETTERATURA
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Le prime testimonianze di letteratura drammatica in occidente provengono dalla
Grecia del VI secolo a.C. Aristotele nella sua Poetica (330 a.C.)
sostiene che la tragedia è una creazione della popolazione dei Dori
(regione dell'Attica) e si sviluppò dai ditirambi, inni corali in
onore del dio Dioniso, quindi in stretta connessione con la vita religiosa, il
che è
dimostrato anche dal fatto che gli edifici teatrali sorgevano nelle vicinanze di
grandi santuari. A noi sono giunte 33 tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide.
Ad indicare legami tra il culto dionisiaco e
la tragedia appare il nome stesso: per "tragoidia" deve intendersi "canto del
capro", in una interpretazione che varia da "canto con il premio di un capro" o
"per il sacrificio del capro" a "canto di satiri mascherati da capri".
Aristotele trasse delle regole importanti dalle modalità delle
rappresentazioni teatrali, le famose "tre unità": unità di tempo (la storia
doveva svolgersi nell'arco di una giornata), unità di luogo (la scena doveva
essere fissa), unità d'azione (la vicenda doveva essere incentrata su un
unico protagonista ed un'unica vicenda).
Secondo Aristotele, inoltre, lo
spettatore doveva raggiungere un'identificazione con il protagonista, affinché,
immedesimandosi nella vicenda, potesse raggiungere una catarsi
(purificazione) finale. Queste tre unità costituiscono i fondamenti del
classicismo che avrà tanta influenza nell'età moderna (dal XVI sec. in poi).
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