ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


Teodosio il Grande

Teodosio il Grande

Dario Lodi

Flavio Teodosio (Teodosio I il Grande, 347-395), nato in Spagna e morto a Milano a soli 48 anni d’idropisia, fu uno dei massimi imperatori romani. Già a vent’anni era con il padre Teodosio il vecchio in Britannia a sedare una rivolta. Nel 374 fu inviato in Mesia (grande provincia del basso Danubio) a difenderla dai Goti. Nel 376 il padre fu giustiziato a Cartagine per alto tradimento mentre gestiva la provincia africana.

Teodosio, caduto in disgrazia, si riebbe nel 379 quando l’imperatore Valente subì la disfatta di Adrianopoli per opera dei Goti. Graziano, nuovo imperatore, lo associò alla guida dello Stato affidandogli la parte orientale dell’impero. Teodosio portò la sede operativa a Tessalonica (oggi Salonicco). Solite battaglie contro i Goti finché fu loro concesso di stabilirsi lungo il Danubio sino alla Tracia.

Con Graziano e Valentiniano II (anche quest’ultimo associato all’impero) Teodosio fece emanare l’Editto di Tessalonica, nel 380, che imponeva l’adozione del Cristianesimo quale religione unica dello Stato. Le sedi episcopali di Roma e Alessandria diventavano depositarie delle regole religiose basate sul Credo niceno, contro l’arianesimo. Nel 383 si emana la proibizione contro i riti pagani e si fissa la domenica giorno di riposo.

Nel 385 il Credo niceno diventerà Credo niceno-costantinopolitano: maggiore rigidità verso le pratiche pagane. Intanto, nel 383 Magno Massimo, comandante delle legioni di Britannia, si ribella e marcia su Milano. Teodosio, tenuti a bada i Persiani, precipita su di lui e lo sconfigge. Nel 388 si stabilisce a Milano, ove rimarrà sino al 391. Chiede e ottiene la collaborazione di S. Ambrogio (e viceversa).

Nel 390, a Tessalonica, il magister militum Buterico viene linciato dalla folla per aver arrestato un famoso auriga e annullato i giochi annuali. Teodosio ordina una terribile rappresaglia. Organizza una gara di bighe nel circo, fa chiudere tutte le uscite e trucidare 7000 spettatori. Ambrogio lo costringe a chiedere pubblico perdono.

Nel 393 avviene uno dei fatti più clamorosi della storia antica: Teodosio annulla la millenaria pratica dei giochi olimpici per timore di assembramenti e perché i giochi vengono sempre più palesemente truccati. Il nostro imperatore muore a Milano nel 395.

Teodosio è stato un grande mecenate delle arti. Memorabile la sua impresa di collocare l’obelisco di Tutmosi III nell’ippodromo di Costantinopoli, dopo un viaggio “impossibile” dall’Egitto. Il basamento di marmo è scolpito da vari scultori locali a ricordo dell’impresa. Lo stile di questo basamento anticipa quello bizantino. Il complesso è ancora visibile nell’odierna Istanbul.

Al naturalismo romano Teodosio sostituisce un’arte basata sui simboli del potere imperiale, della dignità relativa, del lignaggio. L’arte assume una grande solennità a favore dei rappresentanti del comando superiore. Non per niente Bisanzio verrà governata per un millennio dalle manovre di circa 200 famiglie patrizie.

Il regno di Teodosio fu pesantemente condizionato dal Cristianesimo, tenuto buono sicuramente per ragioni di ordine pubblico. Tutto ciò non impedisce di pensare che Teodosio fosse anche un devoto fedele della nuova religione. Lo dimostra il suo accanimento nel perseguire il paganesimo e le eresie.

La sua battaglia per imporre il Cristianesimo è motivo di santificazione da parte delle Chiese orientali. Come santo viene celebrato il 17 gennaio. Celebrazioni gli furono fatte anche in vita attraverso la riproduzione della sua effigie su monete, monili, ciondoli.

Particolarmente curata e particolarmente riuscita è l’immagine realizzata per un ciondolo ai tempi molto ambito e relativamente popolare. Mostra un Teodosio contrito, compreso nella difficoltà della sua missione. E’ un Teodosio dimesso, umilmente al servizio della cristianità e della sua diffusione.

L’espressione dell’imperatore-santo vuole giustificare le azioni del primo, eseguite per ragioni di stato, certo di malavoglia e con un opprimente senso di peccato. I tempi, del resto, non consentivano indecisioni e qualche sacrificio era necessario per il bene del progetto religioso.

Il cesellatore ha fatto un lavoro splendido, proponendoci un’immagine probabilmente simbolica dell’imperatore perfetto: mano ferma, ma un secondo dopo timore di Dio e promessa di non ripetere l’errore. Realismo, dunque, e straniamento. Logica pratica e ideologia alla ricerca del giusto equilibrio. Una ricerca che l’immagine trasmette in modo esemplare.

Teodosio il Grande – ciondolo bizantino sec. IV

Dello stesso autore:


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 09/02/2019