Nasce il 22 dicembre 1858 a Lucca da una famiglia di
musicisti: Michele, il padre di Giacomo, insegna armonia e contrappunto all'Istituto
musicale di Lucca. Diverrà in seguito direttore della Cappella Municipale.
Alla morte di Michele Puccini l'incarico viene
assunto da uno zio materno di Giacomo, secondo cui il giovane Puccini è un
"falento", ossia un fannullone senza talento. A dispetto di tale giudizio la
madre Albina lo iscrive all'Istituto, dove conseguirà il primo premio per la classe
d'organo nel 1875.
Già da qualche anno Giacomo accompagna le funzioni in diverse chiese, anche fuori Lucca.
Nel 1876 si reca a piedi fino a Pisa per assistere
alla rappresentazione di Aida: "Ne rimasi sbalordito, direi quasi spaventato".
L'episodio assume il significato di un presagio: poco incline alle mansioni e agli
obblighi di famiglia si sentirà d'ora innanzi chiamato ad un altro destino.
In questi anni, oltre che organista (poco ortodosso) è all'occorrenza un pianista,
arrangiatore estemporaneo nella taverne e in alcuni centri di villeggiatura.
Nel 1880 termina gli studi presentando una Messa a
quattro voci. Forte del successo che riscuote, si reca a Milano dove in autunno supera a
pieni voti l'esame di ammissione al Conservatorio: qui seguirà le lezioni di Antonio
Bazzini e Amilcare Ponchielli.
Gli anni milanesi sono molto lontani dalle
esuberanze lucchesi: Giacomo si rivela un allievo assiduo, paziente, molto responsabile.
Divide la stanza, gli acquisti (uno spartito del Parsifal comprato in società) e le
avventure con un amico livornese di poco più giovane: Pietro Mascagni.
Il successo arriva con la rappresentazione di Le
Willis nel maggio del 1884 al Teatro Dal Verme, riedito col titolo definitivo di Le Villi
e rappresentato al Regio di Torino nel dicembre dello stesso anno.
Intanto suscita scandalo il legame
con la moglie di un amico d'infanzia, da cui avrà un figlio, Antonio.
Per sfuggire alle ostilità di un
ambiente chiuso e moralista si rifugia con la famiglia "irregolare" a Torre del
Lago, dove trascorre un periodo buio e precario.
Lavora intanto a Manon Lescaut, che verrà
rappresentata al Regio di Torino nel 1893. L'accoglienza trionfale segna un rovescio di
fortuna: pagati i debiti, riscattata la casa paterna, si colloca definitivamente tra i
grandi dell'opera italiana.
Con Illica e Giacosa inizia la collaborazione a
Bohème. L'opera sarà rappresentata al Regio nel febbraio del 1896 sotto la direzione di
Toscanini. L'accoglienza è tiepida: secondo i critici si tratta di un inutile tonfo dopo
i successi di Manon.
Tuttavia nelle ventiquattro repliche l'opera prende
quota, culminando nel successo decretato dal pubblico di Palermo, letteralmente in
delirio. Una tournèe nei maggiori teatri d'Europa confermerà un adesione di pubblico
piena e cordiale.
Il prossimo titolo è già deciso: si tratta di
Tosca, sempre con Illica e Giacosa. L'opera viene rappresentata a Roma nel 1900, in un
clima incerto: a fronte del favore del pubblico, i critici esprimono un forte imbarazzo.
A quell'epoca assiste al Covent Garden al dramma di
Belasco Madama Butterfly: sospesi tutti gli impegni ne affida la stesura ai librettisti di
fiducia, Illica e Giacosa. Il debutto alla Scala, il 7 febbraio 1904, è un fiasco
probabilmente pilotato.
Invitato a New York per Manon e Butterfly, assiste a
The Girl of the Golden West, altra opera di Belasco. Il 10 dicembre 1910 La fanciulla del
West viene rappresentata al Metropolitan con Toscanini direttore, la Destinn e Caruso
protagonisti: il successo è trionfale.
Le opere degli anni successivi, ad eccezione dello
Schicchi, non avranno altrettanta fortuna.
Alla soglia degli anni '20 comincia il lavoro
all'opera della maturità, Turandot, che sarà motivo di continue crisi di sfiducia e
ripensamenti.
L'opera non sarà portata a termine: quando Puccini muore, il 29 novembre 1924 a causa di
un cancro alla gola, è ferma al terzo atto, al compianto per la morte di Liù.
A Toscanini il difficile compito di
rappresentare il testamento del Maestro in occasione della prima scaligera, il 25 aprile
1926.