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DODECAFONIASchönberg fu caposcuola di una corrente che possiamo definire, da un lato, espressionista, se ci si riferisce all'intensità emotiva che intende e riesce a esprimere; dall'altro invece atonale, se si guarda l'aspetto tecnico. Egli chiuse in modo definitivo ogni sudditanza con la tonalità e l'armonia tradizionale, creando la teoria dodecafonica. Tutti i suoni dovevano essere considerati "uguali", dodici, come i gradi cromatici, non sette, come la scala, e ad essi non doveva essere riconosciuta alcuna relazione gerarchica d'origine tonale, come invece nell'armonia classica, dove il ruolo preponderante lo hanno il I grado della scala, la TONICA, che determina la stabilità, e il V grado, DOMINANTE, che determina il movimento, la tensione. A tal fine ogni suono poteva essere ripetuto solo dopo l'utilizzo degli altri undici. Altra regola importante era quella per cui la melodia così ottenuta poteva essere ripetuta solo capovolta (inversione) o al contrario (retrogradazione), secondo le regole contrappuntistiche codificate nell' "Arte della fuga" da Johann Sebastian Bach (1685-1750).
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Si ringrazia per la collaborazione Luisanna Fiorini