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S. FRANCESCO DONA IL MANTELLO AL POVERO
CAVALIERE
(1290-95, Assisi, Basilica superiore di S. Francesco)
- Il cavaliere non sembra povero (infatti nei Fioretti si parla di un
"ricco cavaliere", "d'un grande gentile uomo e potente").
- Il mantello non viene donato a un "povero" ma a un "povero cavaliere"
e, per come la scena è impostata, pare, più che una donazione, una
compravendita:
è Francesco che porge il mantello al cavaliere o il contrario?
- Francesco sta nel mezzo ma risulta meno importante, perché posto dietro,
sia rispetto al cavaliere, sia - e questo è curioso - rispetto allo stesso
cavallo.
- Lo sfondo è esageratamente grande rispetto ai personaggi, come se
l'autore volesse farlo apparire più importante dell'azione caritatevole del
dono.
- Il costone raffigurante la città è molto più elaborato di quello
raffigurante la chiesa, che appare statica.
- Francesco sembra rappresentare il punto di convergenza di una città
borghese, attiva, e di una chiesa sostanzialmente passiva.
- Il gesto di Francesco esula completamente dalla religiosità e quindi
contraddice il personaggio reale e si pone in una dimensione semplicemente
umana, ma riducendo l'umano a un'azione banale (quella appunto del gesto
caritatevole). L'unico elemento religioso è l'aureola, che è convenzionale.
- Non c'è pathos. Le figure sono schiacciate da una concezione
cristiano-borghese dell'evoluzione storica: i poteri istituzionali devono
trovare un punto di sintesi o di compromesso nella figura di Francesco che
con un gesto caritatevole, umano, esprime il massimo ideale possibile di
religiosità borghese.
- L'ideale (religioso) francescano non è rivoluzionario e quello umano è
borghese. I poteri costituiti possono tranquillamente accettarlo.
- Questo affresco è intellettualistico, razionale, privo di sentimenti. Le
figure sono semplicemente funzionali a una rappresentazione ideologica della
realtà, bene espressa dallo sfondo prospettico, in cui il sacro e il profano
sono spazialmente divisi e simbolicamente riuniti nella figura di un santo
che vuole conciliare gli opposti, accettando la propria strumentalizzazione.
- L'eroe di cartapesta chiamato Francesco viene usato da Giotto per
affermare un senso borghese della storia: ciò è paradossale, in quanto nella
realtà Francesco avrebbe voluto realizzare un ideale anti-borghese.
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