ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


Arte islamica

Calligrafia in Thuluth. Meknes, Marocco

Dario Lodi

L’islam non ha conosciuto rivoluzioni espressive particolari nel tempo, perché questo mondo fu dominato costantemente dalla figura di Allah e del profeta Maometto. Ma specie del primo, in quanto il secondo (per sua stessa ammissione) era solo un messaggero, un eone si direbbe meglio, cioè un intermediario fra terra e cielo (i motivi della sua creazione sono storici e psicologici: Maometto ebbe il merito di riunire politicamente un numero considerevole di tribù arabe, avvalendosi della fede).

Le poche eccezioni artistiche visibili a chiunque possono essere raccolte, puntando ai massimi sistemi, sul famoso Taj Mahal, un mausoleo fatto costruire nel 1632 ad Agra (nello stato dell’Uttar Pradesh, situato a nord-est dell’India) dall’imperatore moghul Shah Jahan, in memoria della moglie preferita Ayumand Banu Begum, morta prematuramente. Gli architetti furono Ustad Ahmad Lahauri e Ustad Isa. Alcuni storici affermano che gli architetti indiani ebbero consigli e aiuti da colleghi di altri Paesi, fra cui addirittura l’Italia. Il Taj Mahal è sicuramente uno degli edifici più belli al mondo e molto ha a che fare con l’arte islamica, tuttavia qui permeata di una grazia mai raggiunta: un’eccezione, in fondo, perché opera estremamente personalizzata.

In effetti, sono esteticamente incantevoli parecchie costruzioni islamiche, dalla Grande moschea di Cordova alla Cappella Palatina di Palermo, dalla Cupola della Roccia di Gerusalemme all’Alhambra di Granada, dall’Aljaferìa di Saragozza alla Torre di Hassan a Rabat in Marocco. E si potrebbe continuare con l’elenco per pagine, senza per questo perdere di vista la caratteristica che lega fra loro queste costruzioni: il tributo alla divinità con assoluta prostrazione e anonimato.

L’artista islamico è normalmente un personaggio senza nome, oppure il suo nome viene sottaciuto. Nulla è più lontano del protagonismo personale nella mente (e nelle mani) dell’operatore. Tutto ciò avviene, in genere, anche in pittura e scultura. Entrambe non sono così frequentate. L’islam preferisce il mosaico, modo espressivo copiato dai Bizantini. Quando dipinge, fa cose mirabili, dei ricami. Lo stesso accade in scultura, concepita per lo più come decorazione delle moschee.

D’altro canto, il Corano predica l’aconicità nel fare pittura e scultura. Il libro sacro dell’islam fa capire, fra le righe, che una raffigurazione divina sarebbe riduttiva e una raffigurazione umana presuntuosa, offensiva, perché potrebbe passare per una parodia di Allah. Alcune figure tuttavia appariranno, grazie all’inserimento nella cultura araba – originariamente rozza – della più raffinata cultura iraniana, a seguito della conquista dell’Iran da parte degli eserciti di Maometto.

Molto apprezzata è la calligrafia, nel mondo islamico. Anzi, la sua importanza diviene centrale e si fa artistica, si fa un’arte di primo piano. Il fenomeno è dovuto a Ibn Muqlah Shirazi (885?-940), di origine persiana (iraniana), ma residente a Baghdad per molti anni, creatore dello stile di scrittura Thuluth, più elegante del tradizionale Cufico.

Tenendo molto alla calligrafia, gli Arabi disputano ancora oggi sul luogo di nascita della scrittura primigenia, dopo la conquista della moderna Arabia Saudita da parte di Maometto. Kufa, la città dove sarebbe nata questa scrittura, è oggi in Iraq, diversi studiosi affermano invece che essa sia nata nella regione araba dell’Hegiaz, luogo posto in posizione nord-occidentale della Penisola Araba, vale a dire nel cuore dell’islam.

L’importante e rapida conversione iraniana al Corano, fece accettare agli Arabi quella cultura: come accadde ai Romani in Grecia, che furono più conquistati che conquistatori, la stessa cosa avvenne fra gli Arabi e gli Iraniani.

Thuluth significa “un terzo”, nel caso si riferisce alla sostituzione delle linee diritte e angolari della scrittura Cufica in linee curve e oblique: ogni lettera è inclinata di un terzo, nella scrittura Thuluth. Questa curvatura dona alla scrittura finale un’eleganza che parve ben adattarsi al contenuto sacro del Corano.

Nel tempo, la scrittura Thuluth ha subito lievi variazioni perché ritenuta particolarmente sacra dall’islam. Non dobbiamo mai dimenticare che per il mondo islamico il Corano è il riferimento per eccellenza, il testo unico che va onorato con la massima devozione, annullando sé in esso. Una scrittura elegante delle sure (brani, capitoli) è una doverosa devozione esecutiva.

Osservando un Corano scritto in Cufico e uno in Thuluth si nota la differenza e anzi si rimane estasiasti di fronte al secondo modo di scrivere le lettere: più che dalla raffinatezza, si rimane colpiti dalla cura dello scritto, dalla sua semplice quanto profonda bellezza.

La profondità del Thuluth è in fondo espressione della profondità del sentire islamico. E’ una cosa che nulla ha a che fare con il fanatismo, è invece un passo significativo nelle meraviglie che l’animo umano sa proporre per avvicinarsi alla comprensione religiosa.

Il fenomeno Thuluth è il gesto più autentico e originale dell’arte islamica. L’islam non lo dove a nessun condizionamento esterno: è una sua conquista che impreziosisce esteticamente ed eticamente la vera mentalità islamica, un bene per l’umanità, che, purtroppo, come capita anche alle altre religioni, è spesso disatteso.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 09/02/2019