ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


Arte GOTICA

Orecchini goti (ostrogoti) – stile policromo VI sec. – Metropolitan Museum of art – New York

Dario Lodi

Sommariamente, l’arte barbarica è piuttosto uniforme. E tale lo è stata per secoli. Quella degli Ostrogoti la rappresenta forse al meglio. I gioielli in figura sono realizzati con tecnica policroma (solitamente granati incastonati nell’oro) di origine probabilmente unna (gli Unni erano di origine asiatica e invasero l’Europa, sino a Roma, nel V sec. con Attila).

Il passaggio della tecnica fra una tribù germanica e l’altra avveniva facilmente dati i contatti fra loro a seguito di nomadismi bellicosi. Gli Ostrogoti facevano parte della grande famiglia dei Goti: arrivarono a possedere l’Italia, la Provenza e la Pannonia (oggi parte dell’Ungheria, della Croazia e dell’Austria, Vienna compresa).

La loro avventura italiana cominciò con Teodorico e finì con Teia battuto da Narsete di Bisanzio. Tutto nel giro di pochi anni del VI sec. Teodorico aveva tentato inutilmente di farsi nominare reggente in Italia per conto dell’Impero bizantino, quasi potesse essere il continuatore dell’Impero romano d’Occidente.

Teodorico, stabilitosi a Ravenna, creò un regno importante, impreziosito da personalità romane quali Cassiodoro (giurista) e Severino Boezio (filosofo). Quest’ultimo fu implicato, innocente, in una congiura e morì giustiziato, non prima d’aver redatto un gioiello della letteratura (De consolatione philosophiae).

Bisanzio pose fine al regno ostrogoto inviando i generali Belisario e Narsete in Italia. Gli Ostrogoti scomparvero come demo finendo in parte soldati bizantini e in parte mescolandosi con i cittadini romani. In effetti, le invasioni barbariche risparmiarono, in generale, la popolazione, mentre eliminarono i possidenti. La loro dominazione non avrebbe avuto alcun effetto senza il lavoro della massa, dei giuristi e degli intellettuali.

Il monile proposto rivela appieno la mentalità barbara. La fantasia caratterizza la sua realizzazione. E’ un’eredità della cultura nomade, a tu per tu con i “mostri” dei boschi e delle foreste. Sono anche immagini apotropaiche, amuleti contro la malasorte.

La fattura rivela delle esitazioni e una scarsa razionalità esecutiva in senso espressivo, né denuncia intenzioni di là di una questione estetica impreziosita da preziose pietre rossastre (i granati di varie specie) poste più o meno accuratamente dentro l’oro.

Nulla che fare con i monili dell’antichità, fra cui di eccezionale fattura quelli della Magna Grecia tarantina. I Barbari non avevano certo la stessa manualità degli Egizi e dei Romani, né potevano averla, privi com’erano di un’esistenza stabile duratura.

Tuttavia le loro opere sono molto accattivanti in quanto testimoniano la sincerità e la schiettezza del loro animo. Tacito stimava i popoli germanici per la loro genuinità sino all’ingenuità. Essi si gettavano letteralmente sulle ordinate legioni romane, immolandosi inconsciamente. Quando venivano sottovalutati, avevano però la meglio sugli aggressori romani.

L’unica grande sconfitta di Augusto imperatore fu per opera dei Barbari del condottiero Varo nella Selva di Teutoburgo nell’anno 9 d.C. Pare che la sconfitta avesse contribuito a far morire Augusto di lì a pochi anni.

Lo splendore, rozzo ma vero, e la fantasia compositiva si ritrovano in tutte le opere dei Barbari. In architettura ne fa fede il Mausoleo di Teodorico, d’una semplicità incredibile, ma d’una funzionalità esemplare.

L’arte barbara ha lasciato un’eredità importante: la ricerca della semplicità a costo di una significazione immediata, sicuramente rischiosa, ma priva di retorica che per l’arte è un risultato negativo sicuro. Oltre alla retorica, l’arte barbara evita l’enfasi, non conosce l’orpello. E’ lontana dall’apparenza, insegue un sogno e ne realizza una buona parte.

E’ un sogno fatto di umanità allo stato puro.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 09/02/2019