ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


Arte carolingia

Copertina dell'Evangeliario di Lorsch - avorio intagliato 810 circa - British Museum, Londra

Dario Lodi

Fra i tanti capolavori dell’arte carolingia, questa copertina di Evangelario è fra i più e meglio elaborati. Merito del tema e merito della materia scelta per realizzarla, il durissimo avorio piegato dall’abilità di un’artista di notevole levatura, abilissimo nell’intarsio.

Il tema così impreziosito, e cioè il Vangelo sacralizzato come più non si poteva in quel tempo, rivela una sorta di scoperta favolosa, eppure reale, da parte del mondo carolingio: un mondo barbaro tuttavia in frequente contatto con quello altamente civilizzato della curia romana.

Roma papale aveva infine scelto chi potesse difenderla e difendere i suoi propositi superiori dettati dalla religione: i Franchi. Nelle intenzioni delle iniziative papali c’era il progetto di una restaurazione dell’impero romano cui andava aggiunta, per maggiore garanzia di durata e di efficacia, la dizione “cristiano”.

I Franchi non erano certo degli sprovveduti, videro nella proposta papale un’occasione irripetibile di potere e, nonostante i numerosi nemici, la presero in seria considerazione e alla fine la attuarono, con la scusa che lo facevano per la maggiore gloria divina.

Nel frattempo, la Chiesa era divenuta l’unica istituzione stabile in una realtà europea sottomessa alle lotte fra i Barbari e fra i Barbari e i Romani rappresentati dai soldati bizantini. Nel VI-VII sec. appariva ormai evidente che i secondi fossero in grado di fare soltanto scorribande nei territori italiani: Roma era perduta per l’Impero romano d’Oriente e quindi era impossibile la riunificazione del grande impero romano.

D’altro canto, da un punto di vista psicologico generale Roma e l’Italia rappresentavano il cuore della civiltà antica e il tramonto definitivo delle due preziose entità era impensabile: ne sarebbe stata compromessa l’idea stessa di civiltà alla quale gli stessi Barbari tenevano e che Roma, in particolare, seguitava a emanare con la sua sola presenza (e ovviamente con le sue leggi avanzate: non per niente Giustiniano I le rimise a posto).

E’ entro questo clima che probabilmente sorge il falso della “donazione di Costantino”, uno scritto che la Chiesa vantava di possedere, secondo il quale l’imperatore Costantino, quello dell’editto milanese di tolleranza del 313, in punto di morte avrebbe dato in eredità, per iscritto, l’Italia al papa. Essendo quest’ultima la culla dell’impero romano, ecco che la Chiesa intendeva il lascito dell’intero impero romano.

La “donazione” fu confutata, prove alla mano, dall’umanista Lorenzo Valla nel ‘400.

Intanto, il fantomatico “pezzo di carta” fu fatto valere nelle sedi opportune e l’eredità presunta, o meglio inventata all’insaputa dei fruitori del tempo, fu il modo per la Chiesa di convertire alla propria causa il re dei Franchi Carlo Magno nel 800. Secondo molti storici del Medio Evo, Carlo Magno si vide nominare imperatore del Sacro Romano Impero senza averlo concordato preventivamente con precisione.

Il re dei Franchi pensava di ratificare maggiormente l’alleanza con la Chiesa, per avere credibilità e legittimità di governo sulle genti. La sua visione era opposta a quella del papa: l’uno intendeva servirsi dell’altro. La diplomazia papale ebbe la meglio e questa affermazione attenuò le pretese governative dei Franchi, indirizzandole verso una rapida conversione alla superiore civiltà romana “corretta” dalla Chiesa.

Carlo Magno, analfabeta, una volta imperatore promosse l’istituzione della scuola palatina sotto la direzione di Alcuino di York. Parte di questa scuola ebbe la fortuna di apprendere una formazione laica. Essa formò l’ossatura delle università “pratiche” di due e tre secoli dopo, università che aiutarono lo sviluppo dell’Umanesimo e la nascita della mentalità moderna.

Indubbiamente l’imperatore carolingio – l’unico a creare una scuola europea – contribuì allo sviluppo laico della conoscenza, ma questo non impedì alla religione di dire la sua in materia filosofica creando la facoltà di teologia quale ultimo e più importante traguardo degli studi. Essa avrà sede addirittura a Parigi. Vi avrà successo la filosofia Scolastica.

I Franchi erano una popolazione di origine germanica. Con l’incoronazione a imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo Magno prese possesso di buona parte dell’ex impero romano d’Occidente. Ringraziò la Chiesa perseguitando gli eretici tedeschi e costringendoli all’abiura, o facendoli uccidere in caso contrario. Gli storici medievali di sopra parlano di vere e proprie stragi.

Alla morte dell’imperatore avvenne, com’era costume presso i Franchi, la divisione delle proprietà terriere ai figli in parti più o meno uguali. Fu l’immediata distruzione materiale del Sacro Romano Impero. Restò quella nominale cui si aggrapparono gli eredi tedeschi di Carlo Magno. L’impero da quel momento fu regolato dai cosiddetti Grandi Elettori situati in Germania. L’esito dei relativi voti doveva essere ratificato dal papa, per entrare in vigore, ma prestò si trattò di una specie di formalità per divenire però, più tardi, una vera e propria prova di forza.

La prova di forza era determinata dal fatto che si erano venuti a creare due poteri, spesso in contrapposizione: quello dell’imperatore e quello del papa. I due erano divisi da una lunga distanza, oltre che dalla mentalità. Il secondo si era formato, come potere temporale, a causa delle beghe del primo, beghe che portarono l’impero, dopo gli Ottoni, ad una certa debolezza. Tutto finì nel XVI secolo con l’avvento del maggior imperatore, insieme a Carlo Magno, del Sacro Romano Impero: Carlo V. Egli riuscì a ridimensionare il potere temporale della Chiesa, facendo iniziare all’Europa una nuova storia dopo dieci secoli di sottile od esplicito dominio religioso.

Questa copertina di Evangelario è una rarità assoluta. Chi lo ha intagliato ha colto l’essenzialità dello spirito evangelico, uno spirito ai tempi fatto di dolcezza, di speranza e allo stesso tempo di timor di dio. La materia, l’avorio, di problematica lavorazione ha subito, quasi fosse consenziente, una minuta operazione di ricamo che ne ha mutato la natura.

L’intarsio è fatto con decisione e delicatezza, con determinazione a cura, come se si operasse sul testo stesso, come se si cercasse una semplice, devota eleganza espressiva fra le parole. Ne viene un’opera affollata d’immagini, di urgenza di rappresentare, eppure di ordine, secondo una precisa gerarchia di realismo e di simbologie.

Le figure sacre dimostrano una piena, generosa disponibilità di comunicazione: una sorta di carità spirituale che non fanno pesare. La mano dell’intarsiatore è sicuramente di un barbaro, educato alla corte, che ha compreso la nuova tensione religiosa, non più animistica, intervenuta presso i Franchi a contatto con la Chiesa di Cristo.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 09/02/2019